Quando il mondo onirico rivela la nostra creatività.

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Ciao a tutti e benvenuti al consueto appuntamento con la nostra mitica newsletter. Oggi vorremmo riprendere con voi un discorso già iniziato qualche mese fa, riguardante il magico mondo dei sogni. Non intendiamo quelli che ciascuno di noi possiede riguardo al suo futuro (ambizioni, obiettivi da raggiungere), ma, nello specifico, parliamo dei nostri sogni notturni, a volte piacevoli e rasserenanti, altre volte davvero terrorizzanti (veri e propri incubi!). Come ormai tutti sappiamo il nostro mondo onirico è in realtà molto importante, e un contributo decisivo per la consapevolezza di ciò è stato dato dallo straordinario testo di Sigmund Freud “L’interpretazione dei sogni”, pubblicato per la prima volta nel 1899. Il valore del sogno per comprendere maggiormente noi stessi è sancito dal fatto che esso rappresenterebbe, detto in maniera molto semplice, un’espressione del nostro inconscio, a volte delle nostre pulsioni più profonde o dei nostri desideri più intimi. Il libro di Freud, all’epoca, fu davvero rivoluzionario, perchè aprì la strada ad una considerazione della dimensione onirica fino ad allora sottovalutata. E ad esemplificare la stranezza delle immagini che il più delle volte compaiono nei nostri sogni ci ha pensato il movimento artistico del Surrealismo, nato in Francia negli anni Venti e di cui grande promotore fu il poeta Andrè Breton, influenzato a sua volta proprio dal suddetto testo di Freud. Come non ricordare ad esempio gli straordinari dipinti di René Magritte in cui, tanto per rammentarne alcuni, delle scarpe si trasformano in piedi, un corpo sul mare è per metà di donna e per metà pesce, un misterioso uomo dotato di ali è appoggiato su un ponte con accanto un tranquillo leone, e via dicendo. Ma, sempre rimanendo nel campo pittorico, altri artisti hanno contribuito alla realizzazione di immagini che si potrebbero definire assolutamente oniriche. Pensiamo all’eccentrico Salvador Dalì, ad esempio, con i suoi memorabili orologi molli, o al pittore belga Paul Delvaux, meno conosciuto magari di Magritte e Dalì ma altrettanto “impressionante”, soprattutto in alcuni dei suoi lavori.Ci siamo sentiti di riprendere l’argomento “sogni” per parlarvi di un interessante articolo pubblicato sull’ultimo numero della rivista “Psicologia contemporanea”, concernente proprio un contenuto onirico abbastanza originale (ma si sa, nei sogni tutto è possibile) che potrebbe rivelare una dote sicuramente importante e positiva della nostra personalità. Nell’articolo, scritto da Paola A. Sacchetti, si racconta di uno studio, svolto sotto la coordinazione di Jonas Mathes, secondo il quale il sognare di aggredire e magari ferire o uccidere qualcuno sarebbe indicatore di una nostra forte creatività personale. Più nello specifico, i ricercatori hanno condotto due particolari studi, coi quali si è cercato di evincere innanzitutto la frequenza di questa tipologia di sogno nelle persone spesso soggette ad incubi notturni (e in che modo esso si svolgeva), e successivamente la possibilità dell’esistenza di una relazione tra sogni di questo genere e precisi aspetti di personalità. Si è così constatato, ad esempio, che in questo tipo di incubi (in realtà più frequenti di quanto ci si poteva aspettare) l’atto omicida era intenzionale, ma svolto perlopiù per un’esigenza di autodifesa. Inoltre, dato importante, spesso sognare di uccidere capitava a persone con tratti di personalità caratterizzati da aggressività e nervosismo, o che avevano un passato violento. Ma, fattore davvero curioso, si è rilevato con sorpresa che i soggetti il cui mondo onirico era caratterizzato in modo frequente da queste immagini ed azioni, erano anche particolarmente creative, almeno più di coloro che non facevano spesso brutti sogni  o non tanto violenti. Lo stesso contenuto dell’incubo risultava decisamente più fantasioso e creativo, poichè la reazione all’aggressione subita si manifestava nel sogno più ingegnosa, caratterizzata, ad esempio, da agguati e combattimenti (potremmo dire, in un certo senso, da una sorta di energica intraprendenza).L’articolo suddetto si conclude con un dilemma che sicuramente i ricercatori cercheranno di risolvere in futuro, ovvero se sia la creatività personale stessa ad originare incubi di questa tipologia, o, altra ipotesi plausibile, se siano questi ultimi a sviluppare una maggiore creatività. Ciò che è indubbio è che la dimensione onirica, ci sentiamo di dire, ha ancora tanto da raccontarci, con la sua prorompente fantasia (e, spesso, ambiguità), le sue libere associazioni e le sue significative simbologie. Freud ci ha detto molto, ma i misteri del nostro inconscio sono ancora fitti e non sempre facilmente elaborabili. E forse, azzardiamo, una dose di mistero imperscrutabile (e inaccessibile) rimarrà sempre nell’animo di ciascuno di noi, quasi a caratterizzarlo come un’entità sempre e comunque misteriosa, ma, anche per questo, affascinante.