Ciao a tutti e ben ritrovati al consueto appuntamento con la nostra newsletter. Appuntamento importante perchè è l’ultimo di questa stagione, prima delle tanto agognate vacanze d’agosto. Radio Liberamente chiuderà infatti i battenti per due settimane, per poi riprendere la sua frenetica attività verso fine mese. E’ stato sicuramente un anno molto significativo, durante il quale abbiamo realizzato tanti progetti e vissuto diverse esperienze, spesso intense e molto gratificanti. Tra l’altro quest’anno festeggiamo i primi dieci anni della radio, e questo anniversario non può che caricarci ancora di più. Detto questo, passiamo subito all’argomento che ho deciso di condividere con voi oggi.
Ho letto un interessante articolo sull’Huffington Post, scritto da Ilaria Betti , riguardante uno studio scientifico davvero curioso e importante, soprattutto considerando le nostre abitudini ormai consolidate nell’utilizzo della tecnologia, e dello smartphone in particolare. I risultati di questa ricerca hanno consolidato certe mie convinzioni, e di questo non posso che essere entusiasta. Voglio partire infatti da una mia riflessione prettamente personale: secondo la mia opinione, oggi ( e in realtà già da qualche anno) si scattano troppe fotografie con lo smartphone. Davvero, il fenomeno sta tracimando, ormai lo ritengo essere completamente fuori controllo. Tutto viene immortalato con una voracità eccessiva, per poi essere regolarmente postato sui social, quasi come se ciò che non venisse fotografato non esistesse, o comunque perdesse di importanza. E’ indubbio che le nuove tecnologie abbiano facilitato e accresciuto in modo esponenziale la tendenza a fotografare anche cose di poco conto, quindi è assolutamente comprensibile il fatto che molte persone usufruiscano con più disinvoltura e spontaneità di questa possibilità, ma a tutto ci deve essere un limite, pena ( come vedremo perfettamente dallo studio in esame) la perdita di intense emozioni e della capacità stessa di ricordarle. Ci sono persone che fotografano la pizza che dovranno mangiare al ristorante e la postano su facebook. Perchè? Che senso ha? Ma veniamo allo studio in questione.
La ricerca è stata pubblicata sul “Journal of Social Psychology” ed afferma sostanzialmente che se nostra intenzione è ricordare bene un evento, dovremmo smetterla di scattare ripetutamente fotografie col nostro smartphone, poichè, molto semplicemente, l’ansia ( il termine sembra esagerato, ma garantisco che molti individui sembrano presi da una mania incontrollabile e, quantomeno, ansiogena) di dover fotografare tutto, per poi postare, muterebbe in modo significativo la nostra stessa capacità di ricordare alcune esperienze e, nel contempo, la facoltà di viverle emozionalmente come invece esse meriterebbero. Una coautrice dello studio, Emma Templeton , psicologa ricercatrice alla Dartmouth, ha predisposto diverse attività da far svolgere ad una serie di volontari, facendo si che alcuni di loro potessero tranquillamente registrare quanto vissuto ( e condividerlo), mentre gli altri non avessero ovviamente questa possibilità. In un momento successivo, sono stati analizzati i punteggi che i soggetti coinvolti nello studio hanno ottenuto nei test di memoria, ma anche, più in generale, il loro coinvolgimento emotivo e la loro contentezza e soddisfazione. In buona sostanza, si è evinto che il ricordo dell’ esperienze vissute era assolutamente più vivo e chiaro nelle persone che non avevano usufruito dei media.
Per l’esattezza i test svolti sono stati tre, e, come racconta nel suo articolo Ilaria Betti, uno di questi è stato realizzato nella Stanford Memorial Church. Qui alcuni dei partecipanti hanno usufruito di una guida e hanno potuto prendere appunti, altri hanno dovuto utilizzare un iPod con fotocamera, altri ancora invece non possedevano nessuno di questi mezzi. Una settimana dopo, i partecipanti hanno dovuto sottoporsi ad un quiz, per mezzo del quale si è cercato di comprendere quali ricordi essi avessero del tour realizzato nella chiesa, relativamente ai particolari dell’edificio osservato. Chi non possedeva la fotocamera ha ottenuto un punteggio più basso in questa sorta di “verifica” ( tra l’altro a sorpresa). La differenza è stata in realtà minima, ma comunque importante nell’indicare una tendenza significativa. La psicologa coautrice dello studio spiega il ruolo decisivo della distrazione in questo contesto, perchè il solo scattare le fotografie distrae comprensibilmente da ciò che stiamo vivendo e ci impedisce poi di ricordarle bene.
Vorrei aggiungere un mio pensiero a tutto questo, proprio per incentivare chi fotografa continuamente tutto a darsi una calmata. Alle volte, il fatto stesso che una stupenda immagine ( penso ad un sole al tramonto, ad esempio, o a un bel dipinto) rientri nel nostro campo visuale solo per un tempo limitato e poi più, non fa, in un certo senso, che aumentarne considerevolmente il suo valore. Davvero! Il fatto di provare una straordinaria emozione che presto finirà, senza ripetersi in alcun modo e in nessuna forma, diventa ancora più entusiasmante, ti dà un brivido ineguagliabile, incredibilmente forte. Sarebbe bene rammentare ogni tanto questo fenomeno, cercando di minimizzare un utilizzo esagerato e distraente di mezzi che in parte allontanano da sensazioni intense e vissute fino in fondo. Con questo lungi da me il ridurre l’importanza della fotografia, ma farne un uso consapevole si. E vivere anche certi intimi momenti per sè, senza l’ansia di postare e condividere con il mondo, mi sembra sia un atteggiamento altrettanto coscienzioso e, perchè no, edificante. Buone vacanze a tutti!