Ciao a tutti e benvenuti al consueto appuntamento con la nostra newsletter. Allora, ragazzi, diciamoci la verità: ormai è appurato (almeno stando ai suggerimenti di medici e specialisti) che l’attività fisica giova enormemente alla salute, ci fa sentire meglio (sotto tanti punti di vista) e, come racconta il vecchio detto già citato anche due settimane fa a proposito dell’alimentazione, è bene sempre ricordare che “mens sana in corpore sano”.
A noi però, come ormai avrete compreso, e come siamo spinti a fare anche in relazione all’approssimarsi di Màt, piace occuparci di salute mentale, e, proprio per questo motivo, è nostro specifico interesse cercare di capire quali elementi, attività e risorse possono influire positivamente sulla nostra mente. Questo, beninteso, non va inquadrato solo avendo come riferimento patologie gravi, ma, più in generale, nella prospettiva di accrescere la nostra consapevolezza su tutto ciò che può aiutarci a stare meglio, e anche, perché no, a renderci semplicemente più positivi e di buon umore.
A questo proposito, spulciando come al solito su internet, abbiamo trovato un lungo ed interessante articolo relativo al rapporto tra attività fisica e salute mentale. Su Lamenteèmeravigliosa.it si indaga, citando studi scientifici, sull’argomento preso in esame, e non mancano alcune sorprese al riguardo. Senza magari entrare troppo nel dettaglio, va sottolineata subito una delle conclusioni a cui giunge l’autore dell’articolo (sulla base di un importante studio), relativamente al fatto che gli sport di squadra, ad esempio, favoriscono la resilienza nei soggetti che li praticano, oltre che diminuire la depressione e ridurre il conseguente isolamento sociale. In questo senso i cosiddetti “sport sociali” avrebbero un potenziale benefico maggiore rispetto agli altri. Però attenzione: in questi casi, come si evince dall’articolo suddetto, si parla in modo specifico di salute mentale percepita, non in realtà oggettiva. Questo semplicemente perché si è utilizzato, ai fini dello studio scientifico, lo strumento dell’autovalutazione dei soggetti sulle proprie condizioni di salute mentale e attività fisica. Ma, verrebbe a noi da dire, tutto ciò, in fondo, non rappresenta, per forza di cose, un limite così dannoso o che possa, in qualche modo, attribuire meno valore allo studio: quando una persona giudica positivamente la propria condizione di salute mentale, in genere è perché si sente effettivamente bene e sta oggettivamente bene (eccezion fatta, naturalmente, per casi patologici importanti, che possono produrre deliri ed un’erronea autoconsapevolezza in questo senso). Altro fattore caratterizzante lo studio di cui parla l’articolo riguarda il fatto che la ricerca chiedeva ai soggetti protagonisti soltanto la forma principale di esercizio fisico, lasciando quindi spazio ad una certa quantità di variabilità incontrollata nel caso in cui essi svolgessero in realtà più di un’attività fisica. Da considerare molto significativi anche la frequenza e il tempo dedicati all’esercizio fisico, perché, ad esempio, le persone che dichiaravano di svolgere attività di questo tipo tra le tre e le cinque volte a settimana, affermavano di stare meglio psicologicamente in confronto a coloro che ne svolgevano meno. Ci verrebbe quindi da aggiungere che, in questo senso, una giusta autodisciplina sarebbe da auspicare (in pratica, detto più volgarmente, in alcuni casi bisognerebbe darsi una mossa nonostante la pigrizia).
Ma, anche qui, attenzione! Le conclusioni a cui giunge la ricerca scientifica in esame sono abbastanza sorprendenti (e, almeno apparentemente, contraddittorie) nel senso che specificano come, d’altro canto, troppa attività fisica non faccia poi così bene al nostro stato psicologico, anzi. Lo studio, di cui non abbiamo ancora fornito con esattezza le coordinate, è stato condotto da alcuni ricercatori dell’ Università di Yale a New Haven, in Connecticut (Stati Uniti). Uno degli obiettivi dei ricercatori consisteva proprio nel comprendere quando l’attività fisica diventa eccessiva (l’articolo con questa e altre conclusioni è stato pubblicato sulla rivista The Lancet Psychiatry). Ebbene, sembra che fare attività fisica per più di tre ore al giorno sia da associarsi ad un cattivo stato di salute mentale. I ricercatori affermano infatti che le persone che svolgono in maniera esagerata sport possono presentare delle caratteristiche ossessive. E, naturalmente, sarebbero proprio queste caratteristiche a mettere a rischio una buona salute mentale.
Lo studio è veramente molto interessante e ricco di stimoli, perché i ricercatori si sono sforzati di evincere tanti dati sull’argomento, che, come si è visto, presenta diverse sfaccettature e può essere analizzato da più di un singolo punto di vista. Ad esempio si è anche tentato di comprendere quali siano le migliori attività fisiche per ottenere un impulso emotivo e, com’era d’altronde facile immaginarsi, si è appurato che i benefici di queste attività (non solo e per forza sport, ma anche, più semplicemente, svolgere faccende domestiche, tagliare l’erba, occuparsi dei bambini) si manifestino nelle persone indipendentemente da età, sesso, razza, reddito famigliare e livello di istruzione.
C’è probabilmente ancora tanto da dire (e da imparare) sull’argomento, e l’edizione di Màt 2019 non mancherà di dare delucidazioni ulteriori in questo senso. Lo sport ha sempre rappresentato una delle tematiche fondamentali della Settimana della Salute Mentale, anche se magari può capitare, nella coscienza comune, di sottovalutarlo in relazione ad un miglioramento del proprio benessere psicologico. Se svolto nella giusta misura, e con consapevolezza, sembra davvero possa aiutare tutti noi!