I soldi possono comprare davvero la felicità??
Uno studio denominato “Origins of Happiness “condotto da un team della London school of economy su un campione di oltre 200.000 persone provenienti da vari paesi di tutto il mondo a cui è stato chiesto di attribuire un valore da 1 a 10 ad un cambiamento che potrebbe apportare felicità nelle loro vite sembra darci una risposta definitiva a questo eterno dilemma. E la risposta è NO.
Secondo i dati emersi da questa ricerca un aumento di stipendio o un miglioramento delle proprie condizioni scolastiche porterebbero l’innalzamento del nostro tasso di felicità in media ad un misero + 0.2%, mentre uno status sentimentale appagante ed una buona salute mentale la farebbero da padrone con rispettivamente un + 0.11% e +0.19%.
Con questo studio di fatti emerge chiaramente come disturbi di natura psichica come ansia e depressione siano presenti ed incisivi nella vita delle oltre 200.000 persone coinvolte e quanto, se correttamente trattati, potrebbero contribuire a migliorare la vita delle persone con addirittura un + 2%.
Che fare quindi quando la più grossa preoccupazione dei cittadini risulta la salute mentale ben oltre la disoccupazione e le problematiche legate alla salute fisica?
Secondo il leader del team, Richard Layard, “è necessario cambiare il nostro approccio alle priorità delle persone e il successo dei programmi governativi dovrebbe essere valutato con criteri di benessere soggettivi invece che su basi economiche”.
Se salute psico-fisica e relazioni sociali sono più importanti della propria situazione economica, come dimostra lo studio, i programmi statali devono concentrarsi non più (o non solo) sulla lotta alla povertà e alla disoccupazione, ma soprattutto sulle campagne contro l’alcolismo, la depressione e l’ansia, che compromettono la salute mentale di migliaia di cittadini.