Ciao a tutti e bentornati all’appuntamento con la nostra mitica newsletter. Oggi vorremmo parlare di un argomento molto curioso ed interessante, che forse riguarda pochi di noi, ma che, per le sue implicazioni psicologiche, risulta particolarmente intrigante. Una breve premessa: può capitare, a volte, di adottare comportamenti strani e bizzarri, avere piccole manie e ossessioni, le quali, se contenute entro un certo limite, non destano in noi particolari preoccupazioni. Anzi, diciamocela tutta, certi atteggiamenti e azioni un po’ “particolari” possono contribuire a renderci più simpatici e attrattivi nei confronti degli altri, caratterizzando una nostra originalità.
Tra questi comportamenti, può essere annoverato il parlare da soli, una pratica che, a primo acchito, ci appare appunto strana e un tantino “folle”, ma che in realtà, stando ad alcuni articoli individuati sul web, può essere ricca di risvolti positivi. Ma entriamo più nel dettaglio.
Per esempio su Huffingtonpost.it Ilaria Betti cita un interessante articolo dell’Harvard Business Review, nel quale sostanzialmente si afferma che il parlare da soli ci aiuterebbe ad imparare, dando un contributo importante al nostro apprendimento. Più nello specifico, è stato preso in considerazione uno studio dello psicologo Brian Ross, della University of Illinois, secondo il quale sarebbero davvero numerosi gli effetti salutari insiti in un’azione di questo tipo, come, ad esempio, favorire una maggiore organizzazione dei nostri pensieri, pianificare le azioni da compiere, e (fattori , crediamo, da non sottovalutare) fortificare la memoria e regolare le nostre emozioni. Si tratterebbe, quindi, di un generale consolidamento del proprio autocontrollo, ma non solo.
In fondo, quando parliamo da soli è come se raccontassimo le cose ad un’altra persona, favorendo in tal modo l’apprendimento, anche perché siamo giocoforza costretti a rallentare il flusso dei nostri pensieri e ad ascoltarci. Brian Ross è stato incitato a questa ricerca verificando personalmente il progresso ottenuto con tale metodologia all’epoca in cui era studente: riuscire a porsi delle domande ad alta voce (in pratica, interrogandosi da soli), ricapitolando ciò che si è appreso e stabilendo connessioni con quanto si sa già, sono tutti fattori importantissimi per facilitare l’apprendimento.
E’ quanto confermato anche da un articolo di Irene Giardini pubblicato su stateofmind.it, nel quale si specifica come il parlare da soli non sia affatto un segno di follia, ma anzi apporti interessanti benefici cognitivi. In particolare, si cita uno studio pubblicato sul Quarterly Journal of Experimental Psychology, realizzato da Gary Lupyan e Daniel Swingley e basato su due curiosi esperimenti volti a verificare se il nominare a voce alta degli oggetti cercati porti nel concreto ad una loro più rapida individuazione. Considerati i risultati in questo senso positivi, si è evinto quanto il linguaggio non sia soltanto un mezzo per relazionarsi e comunicare con le altre persone, ma anche uno strumento per influenzare i processi cognitivi. Uno studio portato avanti dai ricercatori della Toronto University chiarisce oltretutto che il parlare da soli aiuta nei processi decisionali, favorisce il controllo di sé e riduce i comportamenti impulsivi. Michael Inzlicht, direttore della ricerca in questione, sottolinea come questi dialoghi che facciamo con noi stessi a volte possono essere solo interiori, silenziosi, mentre in altri casi vengono esplicitati, determinando appunto il parlare a voce alta con noi stessi.
Ci verrebbe da dire, per concludere, che una pratica di questo tipo sia anche massimamente proficua nel riordinare un po’ le mille idee che a volte subentrano in modo stressante nella mente di alcuni di noi, determinando, inevitabilmente, ansia e confusione. Il “tirare le somme”, anche in assenza di un interlocutore con cui comunicare, può essere oltremodo costruttivo e benefico. E se qualcuno ci riterrà strani e bizzarri, pazienza! Ne varrà comunque sempre la pena, soprattutto alla luce delle conclusioni scientifiche suddette.