Ciao a tutti e benvenuti al consueto appuntamento settimanale con la nostra newsletter. Oggi ci piacerebbe “chiudere un cerchio”, nel senso che, mentre la scorsa settimana vi abbiamo parlato della tristezza e dei suggerimenti per trasformarla in uno stato d’animo costruttivo per la nostra personalità, oggi vi vorremmo raccontare qualcosa in più su un sentimento (anche se il termine, forse, è un po’ riduttivo) diametralmente opposto: la felicità. L’occasione ci viene fornita sempre dal famoso settimanale “F” che, non sappiamo se volontariamente o per pura casualità, ha affrontato recentemente queste due tematiche tanto differenti, ma in realtà così strettamente collegate l’una all’altra. A volte, bisogna ammetterlo, è proprio l’esperienza dello sconforto (se non della vera e propria sofferenza) a farci assaporare con maggiore intensità i momenti sereni e nei quali riusciamo a provare un’effettiva e soddisfacente felicità. Anche se, molto banalmente (ma è giusto in qualche modo rammentarlo) sovente l’esistenza di ognuno è caratterizzata da varie gradazioni dei due stati d’animo presi in esame, infinite e a volte sottili sfumature che ci consentono (verrebbe da dire, fortunatamente) di non vedere tutto bianco o nero, di gustare l’esistenza nella sua complessità.
Ma arriviamo al punto. L’articolo che vorremmo riassumere questa settimana è stato scritto da Ilaria Amato, la quale racconta di una nuova pubblicazione della giornalista, scrittrice e divulgatrice scientifica Eliana Liotta. Nel libro, l’autrice analizza 25 idee per vivere felici, con gioia. E qui, immagino già, la protesta di alcuni nostri lettori: “Ma come, ancora una volta un libro di auto-aiuto? Ancora una volta un testo che ci vuole insegnare come gestire la nostra vita alla ricerca della felicità? Magari ribadendo sempre l’importanza del pensiero positivo?”. No, qui il discorso è diverso, perché la Liotta approfondisce lo stretto legame tra le varie modalità che ci dovrebbero consentire una vita più felice e vere e proprie ricerche scientifiche atte a dimostrarne la validità. Non solo: viene anche considerata la maniera in cui uno stato d’animo esultante e contento ha un corrispettivo a livello, per così dire, “organico”, nelle nostre cellule e nei nostri neuroni, ad esempio.
L’argomento è indubbiamente intrigante, perché il fatto che sia la scienza stessa a suffragare tecniche ( o semplici suggerimenti) per un’esistenza più serena, riduce il rischio (a volte esistente) della soggettività insita nei consigli di parenti o amici. Non sempre ciò che fa stare bene una persona vale anche per noi, siamo tutti dotati di personalità differenti e magnifiche nella loro unicità, questo rappresenta un fatto incontrovertibile. L’opportunità che abbiamo, però, di confrontarci con dati oggettivi, frutto di ricerche e approfondite analisi scientifiche, non può che incoraggiarci a porre fiducia nei suggerimenti che da essi si evincono, senza con ciò naturalmente ridurre o eliminare il proprio personale sapere esperienziale e la collaborazione di altre persone che ci possono aiutare.
Ma quali sono le indicazioni più avvincenti contenute nel libro in esame? Ilaria Amato ne indica 10 in particolare, che ci piacerebbe brevemente condividere con voi. Un ruolo molto importante gioca ad esempio l’amore, definito come “la più potente fonte di felicità”. Ma attenzione! Viene specificato, dati scientifici alla mano, non solo il valore esaltante del periodo iniziale (quello, ci sembrerebbe di capire, dell’innamoramento), ma anche la validità, per un nostro effettivo benessere, di ciò che si sviluppa col tempo, quando magari la passione si trasforma in affetto e complicità. Viene inoltre attribuita molta importanza al contatto diretto tra le persone, che si può esprimere instaurando e coltivando relazioni sociali “vere”, e non solo freddamente virtuali come quelle instaurate attraverso i social. Da questo punto di vista, poi, quanto può risultare confortante ed efficace un abbraccio con l’altra persona, stimolatore, pensate un po’, di un messaggero chimico come l’ossitocina, capace di rinforzare le relazioni con le altre persone facendole diventare, per esempio, più empatiche e sincere. Molto proficua è anche l’attitudine a ritagliarsi dei momenti di solitudine, esercitare attività fisica regolare e uscire ogni tanto dalla propria routine, stimolando la curiosità, leggendo, conoscendo posti nuovi. E’ scientifico, anche questo: distaccarsi dalle abitudini diminuisce lo stress e riduce i battiti cardiaci.
E le ricerche scientifiche supportano anche l’importanza della contemplazione estetica e della musica, al fine di ridurre la depressione e di attivare i nostri stati d’animo più positivi. L’osservare le opere d’arte, ad esempio, recentemente si è iniziato ad utilizzarlo come cura alla depressione, così come uno studio britannico su pazienti che soffrivano di tumore ha rivelato che cantare in gruppo per un’ora può non solo migliorare l’umore ma persino ridurre il dolore! D’altronde, aggiungiamo noi, il forte potere della musica non potrà mai finire di stupirci, le sensazioni di benessere e quasi di “magia” che si accompagnano all’ascolto dei nostri brani musicali preferiti è catartico, come liberatorio può essere, conclude l’autrice dell’articolo sul libro in esame, “versare qualche lacrima”. Le lacrime, infatti, contengono l’encefalina, una sostanza che riduce il dolore fisico e psicologico. Come vedete, allora, abbiamo proprio chiuso un cerchio, perché ancora si evince come vivere il dolore senza nasconderlo e senza cercare per forza di eliminarlo può rappresentare una risorsa importante, da non sottovalutare per una nuova, grande rinascita spirituale.
