Psicodramma come terapia tra palco e realtà

postato in: Newsletter | 0

Ciao a tutti, ben ritrovati al consueto appuntamento con la nostra News letter.
Sapete tutti che radio Liberamente è la radio della salute mentale, ma naturalmente, come la stragrande maggioranza delle emittenti radiofoniche, ci piace trasmettere tanta musica, di qualunque genere. E’ inutile nascondercelo, la musica ci fa stare bene, ci consola e spesso ci trasmette quell’energia necessaria per affrontare le giornate. Ma essa non rappresenta l’unica forma artistica in grado di promuovere benefici nel nostro animo. Già in precedenti news letter, abbiamo raccontato il forte interesse suscitato da alcune opere di arte contemporanea, a dimostrazione che tutta l’arte nel suo complesso e nelle sue varie forme d’espressione può influire sulla nostra psiche. Il teatro rappresenta, senza dubbio, una delle modalità con cui è possibile vivere, esternare e trasmettere stati d’animo particolari e molto personali. Arte, quindi, anche come terapia e modalità privilegiata per afrontare eventuali problemi interiori, a volte difficilmente esprimibili a parole. Non è necessario, però, allestire grandi spettacoli per ottenere effetti positivi. A volte basta solo inscenare, anche in modo più semplice, una precisa situazione che nella realtà procurerebbe ansia, e che invece, attraverso una sorta di “sublimazione artistica”, si riesce ad affrontare.

A questo proposito, ci è sembrato molto interessante un articolo pubblicato su “Psyconline” a cura della dottoressa Elisabetta Ranghino, la quale spiega, per sommi capi, che cosa si intende esattamente per “psicodramma”, quali sono i suoi benefici e l’importanza della spontaneità con la quale deve essere realizzato. Per la precisione, lo psicodramma, usato come vera e propria terapia dagli psicoterapeuti, ha visto gli albori negli Stati Uniti verso il 1921, ed è stato ideato da Jacob Levi Moreno. Si è poi sviluppato, oltre che in America, anche in Europa negli anni seguenti, grazie soprattutto all’importante contributo di diversi professionisti. Tra l’altro alcuni di loro hanno tratto ispirazione principalmente dal grande psicoanalista Yung seppure, è bene precisarlo, lo studioso non abbia mai realizzato direttamente uno psicodramma vero e prorpio. Il fondatore di questa sorta di terapia innovativa, Moreno, nutriva talmente tanta fiducia nello psicodramma da essere fermamente convinto che, se ogni persona ne avesse esperienza e lo praticasse, non esisterebbero più guerre e ingiustizie. Attenzione, però: come sottolineato all’inizio, non si deve intendere lo psicodramma come una sorta di performance estetica e spettacolare, che potrebbe ,tra l’altro, creare ansia da prestazione o preoccupazione per alte aspettative artistiche. L’obiettivo è semplicemente quello di ricreare, in maniera spontanea, scene di vita vissute, episodi che possono riguardare il proprio futuro, o anche situazioni del presente, magari difficili da gestire o nei confronti delle quali si nutrono insicurezze, con lo scopo di provare a risolverne i conflitti e le situazioni problematiche che esse portano con se.

In genere si lavora in gruppo composto da 4-10 persone, seppure possano capitare anche esperienze individuali, o di coppia, o all’interno di gruppi più vasti. All’interno della scena rappresentata, le altre persone che partecipano con il protagonista sono scelti da quest’ultimo, che comunque tenderà ad assumere via via tutti i vari ruoli e punti di vista, in modo tale da uscire, sottolinea Ranghino, “da un isolamento e da un atteggiamento unilaterale che è spesso alla base delle difficoltà a risolvere conflitti e problemi”. Gli altri membri del gruppo, terminato lo psicodramma, racconteranno i loro punti di vista ed esprimereranno, in una situazione di utile condivisione e partecipazione, emozioni e sentimenti personali.
Tutto questo ci sembra particolarmente interessante, ed è auspicabile che in Italia tanti professionisti del settore utilizzino più frequentemente metodi di questo genere ( a cui è da affiancarsi, ad esempio, la musicoterapia ). Il mondo dell’arte, ancora una volta, ci dimostra di essere strettamente legato a quello della salute mentale, probabilmente perchè la psiche umana necessita di un processo di catarsi attraverso l’esperienza artistica, che, forse come nessun’altro mezzo, può permettere un processo di introspezione ed esternazione del proprio vissuto e dei propri stati d’animo.

Per concludere, citando sempre la dottoressa Ranghino, “Lo psicodramma non può cambiare il passato ma può aiutarci a fare la pace con esso; lo psicodramma non ci dispensa dall’affrontare i problemi nella vita reale, ma ci prepara a farlo; lo psicodramma non è un luogo di fantasia e gratificazione dove rifugiarsi, ma una palestra da cui uscire rafforzati e sicuri.”