Meditazione Anti Stress

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Quando ascoltai per la prima volta ” Occidentali’s karma” di Francesco Gabbani, rimasi piacevolmente colpito dalla sua immediata orecchiabilità. Ma di canzoni carine e orecchiabili ce ne sono fin troppe, direte voi, e per vincere il festival di Sanremo ci vuole ben altro! Sono d’accordo, e infatti andai molto presto a leggermi con attenzione il testo della simpatica canzone, perchè già dal titolo avvertivo che forse nascondeva una profondità inconsueta. Fu così che scoprii un testo a dir poco geniale, ricchissimo di riferimenti culturali, giochi di parole, stereotipi presi in giro e proposti in modo assurdo e ironico. In buona sostanza, l’obbiettivo principale del pezzo sembrava essere quello di parodiare l’atteggiamento di noi occidentali ad imitare, con risultati spesso superficiali e solo esteriori, le abitudini orientali rivolte alla meditazione e al raggiungimento della pace interiore.

Il fatto che la canzone abbia addirittura vinto l’importante manifestazione canora, mi ha portato a riflettere su quanto, aldilà dell’ammirazione per le trovate creative originalissime, il pubblico abbia desiderato premiare in qualche modo il tema prescelto, sentendolo particolarmente attuale ed immedesimandosi nel suo significato. Che in fondo sottesa alla contemporanea civiltà materialista , dominata in modo estenuante dallo sviluppo tecnologico, ci sia un rinnovato bisogno di spiritualità? O almeno un’esigenza forte di momenti tranquilli e meditativi, da dedicare a se stessi e al proprio mondo interiore? Il fatto che siano trattati ironicamente non impedisce una loro seppur sommaria conoscenza, quantomeno un loro avvicinamento.

A rinforzare questa tesi mi è stata molto utile la lettura di una notizia apparentemente curiosa, ma che, in definitiva, non dovrebbe sorprendere più di tanto, viste le attuali abitudini di molte persone. E’ stata realizzata una ricerca dalla Emory University di Atlanta, negli Usa, secondo la quale l’esercizio di una ” meditazione compassionevole”, da svolgersi anche solo 20 minuti al giorno, costituirebbe un validissimo metodo anti-stress. Più nel dettaglio, lo studio farebbe riferimento soprattutto all’ansia e al disagio patiti nell’ambiente lavorativo, ma mi viene da supporre che in realtà i suoi risultati possano tranquillamente essere validi anche in altre sfere della propria vita, come, ad esempio, i conflitti famigliari, sentimentali, o anche, perchè no, le nostre stesse battaglie interiori. Ma in cosa consiste concretamente la ” meditazione compassionevole”? Charles Raison, uno degli psichiatri della Emory University, sostiene che grazie a questo tipo di atteggiamento meditativo sia possibile comprendere lucidamente i motivi di ostilità nei confronti del prossimo, orientando così il proprio animo verso sentimenti di benevolenza e amore in direzione degli altri. Magnifico, verrebbe da dire, principalmente perchè il contenuto di questa ricerca mette subito in risalto i rapporti interpersonali che, diciamocelo pure, nell’ambiente lavorativo sono forse l’elemento più disturbante, se vissuti negativamente. Per arrivare a queste conclusioni, i ricercatori hanno osservato un gruppo di persone  osservanti della meditazione buddista, verificando come il loro stress diminuisse considerevolmente praticando la stessa solo 20 minuti al giorno per 4 o 5 giorni. Lo stress è stato misurato con specifiche domande, e i risultati sono stati davvero esaltanti. Da un punto di vista più prettamente scientifico, sembra che gli effetti della meditazione vadano a colpire il cortisolo, ormone dello stress, che solitamente viene prodotto dalla ghiandola surrenale nei periodi di maggiore fatica e impegno.

In realtà, come lo stesso Gabbani ricorda nel pezzo sanremese, già da diverso tempo anche la società occidentale sembra essersi accorta del potere per certi aspetti magico delle pratiche meditative orientali, almeno a giudicare dal numero sempre più consistente delle persone che si avvicinano ai corsi di yoga o anche, è importante sottolinearlo, all’interesse che sembra suscitare su varie persone il buddismo. Credo che, aldilà delle specifiche metodologie con cui devono essere svolte certe pratiche, il fattore realmente fondante, e che sembra sostanzialmente accomunarle, sia quello di dedicare in maniera concentrata ed intensa dei ritagli di tempo a se stessi, dedicandosi, anche solo per i famosi 20 minuti, al benessere più totale della mente e del corpo. Certo, è probabile che a noi in questo senso manchi quella costanza contemplativa che magari altri popoli hanno sviluppato, per storia o per cultura, con più facilità. E qui allora emergerbbe il rischio, sottolineato da Gabbani, di un avvicinamento a queste pratiche solo estemporaneo, dettato da una certa curiosità non però accompagnata dalla giusta dose di disciplina che sarebbe comunque necessaria.
Da questo punto di vista, comunque, sembrano emergere anche in un contesto strettamente scientifico soluzioni destinate a rimarcare, e a promuovere, tecniche di concentrazioni su stessi e di meditazione. Già da qualche anno, infatti, si è sviluppato con una certa celerità l’interesse di molti ( sofferenti di disturbi psichici e non) verso la Mindfulness, che, come il nome stesso sottolinea, sembra in grado di indurre in chi la pratica un’ efficace ” pienezza della mente”, da leggersi come il raggiungimento di un alto grado di consapevolezza interiore. La derivazione dal buddismo pare abbastanza evidente, anche se poi il suo esercizio e le sue finalità per certi aspetti differiscono. Gli effetti psicologici della Mindfulness sembrano molto incoraggianti, ad esempio nei confronti di patologie ossessive.

Per concludere, non possiamo esimerci dal considerare come anche nella nostra tradizione più propriamente occidentale, certe usanze e certi riti ( anche se forse è riduttivo chiamarli così) abbiano da sempre finalità e benefici psicologici simili a quelle suddette. La preghiera stessa, ad esempio, che rappresenta un caposaldo fondamentale della religione cattolica, avrebbe, tra le altre risorse, anche la proprietà di svincolarci dai legami a volte opprimenti della realtà più concreta, che spesso contribuiscono a distrarre la nostra mente da noi e da ciò che più veramente è per noi importante. Il fatto che i ricercatori di Atlanta abbiano puntualizzato il valore dei pensieri positivi verso gli altri, non ricorda il famoso ” ama il prossimo come te stesso”? C’è da riflettere…