Ciao a tutti e benvenuti ad un nuovo appuntamento con la nostra mitica newsletter. Come state? Noi sempre in forma, nonostante le varie traversie che caratterizzano questo periodaccio tanto difficile per molto di noi. Non abbiamo ancora fatto un breve resoconto sull’edizione di Màt 2020, perché non parlarne oggi, seppure ormai sembra trascorso già tanto tempo?
Il covid, nonostante il grande impegno profuso dagli organizzatori e i vari partecipanti, ha inevitabilmente influenzato la nostra importante Settimana della Salute Mentale, ma, è giusto ed opportuno sottolinearlo, Màt ha comunque resistito. Sebbene qualche suo evento sia inevitabilmente saltato, e la quasi totalità dei restanti sia stata realizzata in remoto, Màt ha potuto svolgersi ugualmente, offrendo spunti interessanti e costruttivi a tutti coloro interessati alle tematiche della Salute Mentale e non solo.
E noi di Radio Liberamente, come tutti gli anni, abbiamo partecipato attivamente alla manifestazione, realizzando le nostre ormai consuete “radiocronache”ma, potremmo dire soprattutto, le tanto seguite videointerviste che, senza falsa modestia, ci danno sempre molta soddisfazione.
Perché teniamo tanto a Màt, ci chiederete voi, e al lavoro (a volte duro e faticoso) che durante il suo svolgersi ci teniamo a realizzare al meglio? Perché Màt rappresenta, ormai da 10 anni, un tentativo importante e riuscito non solo di informare al meglio il pubblico sui vari argomenti della Salute Mentale (spesso anche addentrandosi in tematiche di cui generalmente si parla poco) ma anche (e forse soprattutto) un modo per combattere il pregiudizio e lo stigma che ancora troppo spesso accompagnano l’esistenza di chi purtroppo soffre di un disagio psichico.
La forza della conoscenza illumina, si sa, le nostre menti, permettendoci di comprendere spesso la realtà esterna (o anche interna a noi) senza semplificarla sommariamente, seguendo magari stereotipi e pensieri pregiudizievoli. Ciò che poi forse incoraggia ancora di più, in questo senso, è il racconto diretto di persone che il disagio psicologico l’hanno attraversato o di cui continuano a soffrirne, ma che, fortunatamente, hanno intrapreso percorsi che li hanno aiutati, magari permettendo loro di acquisire forza e capacità per padroneggiare al meglio la situazione. La loro testimonianza è estremamente importante, ma anche il loro lavoro all’interno di percorsi di espressione artistica (teatrale e non solo) dall’indubbio valore rigenerante, anche a livello per così dire spirituale. Màt si caratterizza anche proprio per non essere semplicemente un insieme di convegni e conferenze, ma proprio per dare spazio a spettacoli artistici, musicali e via dicendo.
Ma a proposito di testimonianze e di musica, ci sembra importante sottolineare, per concludere il discorso, l’interesse che ci ha suscitato un’intervista rilasciata da Cesare Cremonini al Corriere della sera qualche mese fa. L’artista, amatissimo dal pubblico, si è aperto raccontando di sé in modo molto umile e sincero e, fattore non banale, ha rivelato anche di una sua sofferenza psicologica. Si tratta di un’intervista particolarmente suggestiva e, se vogliamo, anche originale, che, oltre al racconto prettamente incentrato su un suo vissuto psicologico, spazia su vari temi, riguardanti la sua famiglia, la carriera, i suoi incontri, le sue opinioni su temi importanti e, in modo particolare, come lui ha affrontato anche episodi del suo passato. Con molta semplicità ha raccontato di essersi recato da uno psichiatra per accompagnare un’altra persona, ma che poi ha rivelato lui stesso al dottore i sintomi crescenti di un malessere particolare, consistente nell’avvertire dentro di sé una sorta di figura estranea, un mostro terribile del suo subconscio premere contro il suo petto e salirgli alla gola. Alla domanda dello psichiatra su cosa lo facesse sentire meglio, Cremonini ha risposto il camminare, e, nei fatti, la cura efficace si è rivelata proprio fare tante camminate, assieme a farmaci leggeri su cui l’artista non si è voluto soffermare perché, ha detto lui stesso, vuole portare rispetto verso chi ha fatto cure farmacologiche pesanti. Nonostante una diagnosi importante (schizofrenia), Cremonini ha individuato quindi, con l’aiuto del medico, un modo per stare meglio. Quando è tornato dallo psichiatra, dopo il primo tour negli stadi, alla domanda specifica del dottore se vedesse ancora i mostri, lui ha risposto che, a volte, li sente solo “chiacchierare”. Al che lo psichiatra, riportiamo testualmente, ha risposto “Let them talk”.
Aldilà dei particolari, comunque, ripetiamo quanto sia confortante che oggi sempre più personaggi famosi raccontino delle loro difficoltà psicologiche, aiutando con il loro esempio a diffondere nell’opinione pubblica il rispetto per queste forme di disturbi, e diminuendo conseguentemente pregiudizi e discriminazioni. Un po’ come, appunto, ha sempre cercato di fare Màt. Ma a questo punto ci sovviene un interrogativo: come sarà Màt 2021? Calma, gente, calma… Visti i tempi ci conviene non essere precipitosi, anche se noi di Radio Liberamente ci stiamo già un po’ pensando…–
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