Ciao a tutti e bentornati al consueto appuntamento con la nostra newsletter.E’ inutile nascondercelo, siamo tutti alla ricerca della felicità o,quantomeno, di un miglioramento del nostro umore. Come non ricordare l’ ormai celebre aforisma di Charlie Chaplin, secondo cui un giorno senza sorriso è un giorno perso. Con questo, beninteso, non si auspica un costante atteggiamento ridanciano, che potrebbe anzi risultare artificioso e, tutto sommato, abbastanza ottuso.Ma certo, soprattutto in quest’ epoca particolarmente stressante, sarebbe confortante individuare strategie efficaci per sentirsi meno ansiosi, più grati alla vita e, in definitiva, con maggiore entusiasmo verso di essa. Spesso capita ad alcuni di noi di cercare l’appagamento al proprio desiderio di felicita’ concentrandoci su noi stessi, sulla risoluzione di conflitti interiori, seguendo un direzione fondamentalmente autocentrata. Questo, è pleonastico dirlo, può rappresentare la via maestra in molti casi, ma non dobbiamo mai dimenticare l’ importanza degli altri nel proprio percorso di affrancamento da timori, ansie e cattivo umore.A questo proposito, sul sito “Psiconline”,in un articolo a cura di Arianna Patriarca abbiamo trovato una notizia molto interessante,che sembra incoraggiare soprattutto uno stato d’animo sereno verso gli altri.
In particolare si racconta che un gruppo di ricercatori della Iowa State University sono arrivati alla conclusione che augurare il meglio agli altri possa davvero farci sentire più felici, meno ansiosi e farci avvertire più importanti sensazioni di connessione sociale. L’esperimento elaborato dai promotori della ricerca (Douglas Gentile, Dawn Sweet, Lanmiao He) è particolarmente curioso e vede coinvolti degli studenti universitari, i quali hanno camminato in un edificio per 12 minuti mettendo in atto strategie tese a espletare amore e rispetto verso gli altri , una maggiore consapevolezza dell’ interconnessione fra le persone ,ma anche esercitando un “confronto sociale verso il basso”, ovvero cercando di pensare le altre persone come inferiori a loro. Avvalendosi anche di un gruppo di controllo,il cui compito consisteva nel porre l’attenzione su elementi più esteriori e superficiali, si e’ visto che , ad esempio, coloro che si auguravano la felicita’ degli altri erano, in definitiva , meno ansiosi e maggiormente empatici, cosi’ come l’empatia diventava significativa anche nel gruppo concentrato sull’interconnessione. E’ stato importante anche sottolineare come il confronto sociale verso il basso (in qualche modo collegato ad una maggiore competizione con gli altri )possa produrre ansia ,stress e depressione.
Lo studio dei tre ricercatori è stato molto accurato e ha messo in evidenza diversi altri aspetti importanti rispetto a quelli da noi elencati. In buona sostanza, ci preme sottolineare come , anche in questo caso, sembri godere di una certa importanza un atteggiamento (e, sopratutto,un pensiero ) positivo, verso gli altri ma, più in generale,verso l’esistenza.Questo non significa naturalmente minimizzare i problemi o vedere tutto sotto un’ottica che ammorbidisca difficoltà ed eventi negativi. Ma, dove e quando si può, coltivare fiducia, ottimismo e amore per il prossimo può rappresentare uno strumento utile per alleggerire se stessi e aprirsi realmente all’altro. Non sempre questo è facile, torti subiti e anche piccoli rancori possono risultare difficili da debellare, ma la forza costruttiva della benevolenza ricompensa qualunque sforzo. Lo studio di cui oggi vi abbiamo parlato sembra in fondo confermare il grande “Ama il prossimo tuo come te stesso”.