Ciao a tutti e benvenuti all’appuntamento settimanale con la nostra newsletter. Ricordando sempre la specifica identità di Radio Libera Mente quale radio della Salute Mentale di Modena, oggi vorrei parlare di una delle patologie sicuramente più insidiose e dolorose a livello psicologico: la depressione, la terribile depressione, quella che nel titolo di un famoso libro di Giovanni B. Cassano e Serena Zoli viene definita come “il male oscuro”, e che ancor oggi, nonostante terapie sempre più mirate ed efficaci, fa soffrire ancora tante persone.Mi chiedo: è possibile in qualche modo prevenirla? O, quantomeno, diminuire le possibilità di rimanerne colpiti? Si possono adottare strategie o comportamenti che ne riducano il rischio? Sembrerebbe di si, almeno stando alle ultime interessanti ricerche scientifiche. Lo spunto mi è venuto da un articolo letto su “Psiconline” (a sua volta tratto da “Science Daily”) nel quale si evince sostanzialmente come, per gli over 50, la partecipazione attiva e regolare ad attività culturali possa contribuire sia ad una maggiore facilità nello gestire la depressione (e a guarirne), sia a prevenire addirittura la sua comparsa.Ma andiamo più nello specifico. Lo studio, pubblicato nella rivista British Journal of Psychiatry e realizzato dai ricercatori dell’University College London, ha messo in mostra un significativo collegamento tra la frequenza delle partecipazioni ad attività culturali e i mutamenti conseguenti al manifestarsi di una depressione, almeno per le persone sopra i cinquant’anni d’età (ma, mi verrebbe da azzardare ottimisticamente, il discorso potrebbe forse valere anche per i più giovani). La dottoressa che ha guidato la ricerca, Daisy Fancourt, sulla base dei risultati ottenuti, si è impegnata a promuovere nelle persone la consapevolezza degli importanti benefici di attività di questo tipo. E ha puntualizzato come, per godere di tali vantaggi sulla salute mentale a lungo termine, sia necessario impegnarsi in queste attività (andare a teatro, frequentare delle mostre, partecipare a dei concerti, ecc.) regolarmente, in modo similare a quanto si fa con l’esercizio fisico per tenersi in forma. Insomma, dalle sue affermazioni si deduce l’importanza di una certa disciplina anche nell’impegno culturale, da manifestare in modo costante, al fine proprio di tutelare la nostra psiche e, come afferma l’autrice della ricerca, ” salvaguardare la nostra salute mentale già prima che si arrivi al punto di aver bisogno di assistenza professionale”.Ma, ci siamo chiesti anche durante una delle ultime nostre trasmissioni radiofoniche, perchè mai la cultura dovrebbe, in un certo senso, salvare dalla depressione? Effettivamente è molto interessante interrogarsi sui motivi che stanno dietro a questa relazione, soprattutto se si considera la cultura nel suo significato più ampio e generale. In fondo, da questo punto di vista, sono tante le attività che si possono intraprendere, destinate ad aprire nuovi mondi, nuove dimensioni dell’essere e della conoscenza. Sotto la denominazione “cultura” si affacciano mille aspetti della realtà, mille interessi e discipline, dal collezionismo più strambo alla ricerca filosofica più approfondita e incentrata sui massimi sistemi. I libri possono essere molto utili in questo senso (in alcuni casi forse fondamentali), ma non possiamo nasconderci che, al fine di superare o prevenire eventuali elucubrazioni, malinconie o pensieri ossessivi, il contatto diretto con gli altri e con le manifestazioni più vive del proprio campo d’interesse rappresentino probabilmente le forme ideali di impegno culturale. Almeno questa è la mia opinione. Ben vengano allora corsi, letture collettive, condivisione di esperienze estetiche, cineforum, viaggi e via dicendo. Confrontarsi direttamente con le massime espressioni artistiche (mostre e musei) o partecipare a conferenze in cui si discuta sui temi filosofici più alti ( ricordiamo che a Modena abbiamo un amatissimo Festival della Filosofia), tanto per citare due esempi, non può che contribuire ad un allargamento di orizzonti, così auspicabile in una persona depressa spesso tanto concentrata sui suoi problemi o, più ancora profondamente, sul suo debilitante disagio esistenziale. Contemplazione, condivisione e interesse culturale possono essere ingredienti molto importanti per un processo di prevenzione e guarigione, o, almeno, di nobile conforto.