Ciao a tutti e ben ritrovati all’appuntamento settimanale con la
nostra newsletter. Si sta inesorabilmente avvicinando l’estate, e
l’intensa calura di questi giorni non può che rammentarcene il
concetto. La stagione estiva è, senza dubbio, uno dei periodi
dell’anno preferiti da molte persone. Si, ma perchè? Ci siamo mai
chiesti realmente il motivo di tanto sfrenato entusiasmo? Ok, lo
sappiamo, il vostro pensiero va subito alle tanto agognate vacanze e
al divertimento che esse portano con sè. Ma è davvero tutto qui?
Riflettendone accuratamente non possiamo non constatare che i motivi
sono in realtà molteplici. Uno di questi è rappresentato dal fatto
che, proprio durante l’estate, aumenta il nostro desiderio, e la
nostra effettiva possibilità, di stare a contatto con la natura, e
questo sia perchè, ad esempio, le giornate sono più lunghe ( aumenta
quindi il tempo in cui, alla sera, possiamo stare all’aria aperta,
magari dopo una giornata di intenso lavoro), ma anche perchè la luce
solare ci regala quell’energia e quel buonumore che ci spingono a
godere più intensamente dell’ambiente circostante. Questa settimana
mio desiderio consiste proprio nell’approfondire la tematica
dell’immersione nella natura e dei suoi fantastici benefici, alla luce
anche di un bellissimo articolo di Antonella Fiori pubblicato sulle
pagine del settimanale ” F”.
Mi preme sottolineare soprattutto due punti esposti dall’autrice,
tendenti a rimarcare ancora una volta, se mai ce ne fosse stato
bisogno, gli enormi vantaggi che, anche a livello prettamente chimico
e biologico, la dimensione naturale ci regala. E questo senza
chiederci, tra l’altro, nulla in cambio, se non soltanto la nostra
disponibilità ad abbandonarci e a lasciarsi da essa coinvolgere.
Innanzitutto ho scoperto con interesse che esiste una disciplina tesa
ad insegnare il riconoscimento dell’importante legame tra il
benessere interiore individuale e la qualità dell’ambiente naturale
che ci circonda, disciplina chiamata ” ecopsicologia”. Come sembra
suggerire la parola, suppongo che essa cerchi di fondere nozioni di
psicologia con ricerche approfondite su quanto le sue dinamiche, nella
sfera più personale, siano influenzate dalla natura. E la stessa
ecopsicologia, primo punto importante da non dimenticare, ci avvisa (
in realtà già da tempo) che per avvertire concretamente sul nostro
corpo i benefici della natura, non è obbligatorio realizzare grandi
spostamenti, o magari inoltrarsi nei luoghi più sperduti e lontani.
Niente di tutto questo! Possiamo godere stupende sensazioni anche
semplicemente valorizzando gli ambienti a noi più familiari, come il
nostro stesso giardino o il parco vicino a casa. In questi casi la
banalità ( se così si può chiamare) non è sinomino di minore
beneficio, anzi… Non conta tanto il luogo, quanto, principalmente,
l’attitudine ad una sorta di ” contemplazione emotiva”, che penso alla
fin fine essere abbastanza naturale in noi, ma che magari, a seguito
della distrazione dovuta allo stress e all’uso eccessivo della
tecnologia, non viene coltivata ed esercitata con costanza. I vantaggi
possono essere innumerevoli, a partire da un umore che migliora
sensibilmente, una diminuzione importante dell’aggressività, nonchè,
addirittura, un miglioramento della circolazione.
Un altro punto che mi premeva sottolineare, tratto dall’articolo
suddetto, riguarda la possibilità di considerare tutto ciò come una
vera e propria terapia, anche secondo una prospettiva puramente
scientifica. E’ stato pubblicato un libro particolarmente accattivante
da questo punto di vista, che ci spiega i vantaggi psicofisici della
natura su di noi, e le modalità con le quali dobbiamo ad essa
avvicinarci. Si intitola ” Shinrin-Yoku. Immergersi nei boschi” ed è
stato scritto da Quing Li, immunologo e fondatore della Società
giapponese di medicina forestale. L’autore spiega con passione che lo
Shinrin-Yoku, ovvero ” Il bagno nella foresta”, non deve essere
considerato come una sorta di esercizio fisico ( per fortuna, aggiungo
io, perchè questa attuale ossessione per palestre e ginnastica che
coinvolge oggi tante persone mi sta veramente stancando!), ma come una
pratica di rapportarsi con la natura per mezzo di tutti i cinque
sensi. Una relazione intensa, quindi, che può assumere, nella
realizzazione concreta, varie forme, prevedendo molteplici varianti.
E, non mi stancherò mai di sottolineare, tutto ciò non è solo poesia,
ma rappresenta tesi comprovate scientificamente. Sembra infatti che il
cosiddetto bagno nella foresta accresca l’azione delle cellule ”
Natural Killer”, poichè aumenterebbe il loro numero nel sistema
immunitario, così come si alzerebbero i livelli di proteine anticancro
e verrebbe ridotta la produzione degli ormoni dello stress. Tutto
questo grazie al contributo dei fitoncidi rilasciati dagli alberi ( si
tratta specificatamente di loro olii essenziali). Quing Li dà qualche
suggerimento per ottenere compiutamente questi effetti. Risulta per
lui fondamentale, come prima cosa, dedicare due ore al giorno ad una
passeggiata rigenerante, senza una meta precisa, senza fretta e
interrompendo ogni tanto il cammino al fine di godere pienamente
l’ambiente esterno. Inoltre è assolutamente vietato lo smartphone,
anche se questo suppongo davvero rappresentare una condizione alla
quale in pochi riuscirebbero ad adeguarvisi. Un altro consiglio
importante è quello di non sentire nessun particolare senso del
dovere: l’immersione nella natura dovrebba essere qualcosa di
piacevole, di non forzato, altrimenti ciò che dovrebbe rilassare dai
ritmi frenetici da cui cerchiamo di trarre una pausa rischia di
diventare inutile. Dovremmo cercare di seguire il nostro flusso
interiore, senza fredde imposizioni.
Proverò personalmente a seguire queste indicazioni, e spero che esse
vi abbiano stimolato riflessioni costruttive sulla necessità, ormai
acclarata da molti, di ricercare una maggiore consapevolezza su noi e
sul nostro mondo, nonchè, altro aspetto da non sottovalutare,
sull’organizzazione dei tempi che caratterizzano le nostre giornate.
Spesso e volentieri i tanti pensieri e le mille attività da svolgere
ci allontanano da ciò che è veramente essenziale per noi, sia a
livello pratico che più propriamente psicologico e affettivo. La
natura, con la sua ” complessa semplicità”, sicuramente può
contribuire ad insegnarci varie cose e ad ispirare le nostre
coscienze. Ultima personale riflessione che mi sento di condividere
con voi e che, in qualche maniera, mi pare pertinente all’argomento
affrontato oggi: urge, soprattutto in certe situazioni e contesti, la
riscoperta del SILENZIO, un silenzio per pensare e per fare emergere
dalla mente nuove idee. Ma anche un silenzio non meramente ”
produttivo”, che basti sostanzialmente a se stesso e che ci avvolga
col suo fascino misterioso. E’ in una condizione di questo tipo che
anche il più piccolo suono e il nostro stesso respiro possono essere
sentiti e goduti con totale coinvolgimento. C’è qualcosa di più
naturale di questo?
