Come saprete tutti, all’ultima premiazione dei David di Donatello, ha trionfato portandosi a casa sette premi, il film ” La pazza gioia” del famoso regista toscano Paolo Virzì.
Questo ci fa molto piacere, considerando il fatto che questa opera tratta il problema del disagio psichico. La storia infatti racconta di due donne, Beatrice e Donatella, l’ una affetta da bipolarismo e l’ altra da depressione, che fuggono da una comunità terapeutica nella quale sono state ricoverate. La loro sarà una rocambolesca avventura on the road alla Thelma e Louise, durante la quale si daranno si alla pazza gioia, ma andranno incontro anche alle loro ossessioni mai risolte, scoprendosi poco a poco compagne d’ avventura.
Come ha recentemente affermato anche Virzì, non era sicuramente facile confrontarsi con un tema così complesso e delicato come quello della salute mentale, il rischio di scivolare nella banalità e nello stereotipo poteva essere dietro l’ angolo. Ma il regista  riesce a fondere con eleganza e verosimiglianza aspetti  drammatici e momenti leggeri, in una storia non reale,ma dal sapore estremamente credibile . Tra l’ altro, prima di costruire la fittizia “villa Biondi” in cui erano ricoverate le due protagoniste, il regista e la sceneggiatrice hanno incontrato medici, operatori, pazienti e volontari, letto articoli e libri e visitato luoghi della psichiatria, da quelli più all’avanguardia a quelli più spogli e duri, come gli OPG. Nel film, a rappresentare la rivoluzione psichiatrica che c’è stata in Italia  con l’ avvento di Basaglia, viene spesso inquadrata l’ iconica figura di Marco Cavallo. Per quanto un luogo di cura possa essere aperto e improntato alla recovery, il film ci ricorda come ogni centro possa comunque diventare una sofferenza per chi ci vive.
Ed è per questo motivo che le due protagoniste scappano, desiderose di una realtà diversa.
Molto brave le due attrici protagoniste, Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi. La seconda, tra l’ altro, ha vinto il David come migliore attrice ed esilarante è stato il momento della sua premiazione, durante il quale, tra continue lacrime e risatine sconclusionate, ha ringraziato praticamente tutto il mondo, inclusa la sua ” povera” psicanalista.
In conclusione, possiamo affermare come la vera bellezza di questo lavoro stia nella sua capacità di mostrarci come non esistano cadute dalle quali non ci sia possibilità di rialzarsi , o eventi dopo i quali non si possa riprovare a vivere, ma solo esseri umani che, in condizioni di isolamento, travolti dalle proprie sofferenze, possono perdere il contatto con la realtà .
E a lenire un poco quel dolore, come mostrano le battute finali della pellicola, dopo essere stati allontanati da tutti prima e non aver più voluto nessuno al nostro fianco poi, inaspettatamente arriva la sincera vicinanza dell’altro.